Potreste immaginare di compiere il vostro tour in Sicilia pensando di ignorare Ragusa? Assolutamente no! Vi perdereste il trionfo del barocco che a Ragusa trova il suo massimo splendore e la sua massima espressione nel Duomo di San Giorgio e nelle tante vie del centro storico, per non parlare del fatto che punto di massima elevazione di questo stile lo ritroviamo in paesi vicini al capoluogo come Noto, Scicli e Modica.
Proprio a metà strada fra la città di Ragusa e la costa, restiamo colpiti dalla opulenza del Castello di Donnafugata, la dimora estiva del barone Corrado Arezzo, trasformato in castello.
Ma il Castello di Donnafugata non è che l’esempio più alto di una architettura sfarzosa e ricca di spunti di rara fattura. Il maniero in questione è l’esempio di quando arte, cultura e bellezza si fondono insieme, del resto chi lo volle ardentemente, il barone Arezzo, pretese che all’interno delle spesse mura si racchiudessero le collezioni d’arte di maggior pregio, i libri più antichi, insomma, tutte le più grandi attitudini del nobile siciliano.
Ma il Castello di Donnafugata si distingue anche per la rara vegetazione che attornia l’edificio. Dodici ettari di parco coltivato in cui spiccano le 1.500 piante rare della zona, diviso in tre sezioni, il giardino francese, il giardino inglese e “u jardinu siciliano“ le cui coltivazioni sono per lo più rappresentate da agrumi.
La visita al castello ci palesa, all’interno, i suoi pregevoli dipinti, nei suoi 2.500 metri quadri di estensione e con le sue 122 stanze, dalla cucina, al teatro, ai salotti, alle camere da letto fino alla chiesa e fuori, dal labirinto ai tanti viali, soprattutto il viale del tramonto, con le tante fontane attive. Insomma, tutto questo è l’esempio vivente di come le famiglie aristocratiche del tempo intendevano la casa di villeggiatura e di come oggi, a distanza di quasi un secolo e mezzo da allora, quando nel frattempo il tutto si è arricchito delle tante leggende del tempo, riescano tali edifici a farci ancora sognare, noi uomini e donne moderni che non si accontentiamo più, giustamente, di studiare la storia soltanto nei libri, ma che vogliamo viverla respirando quell’aria del tempo trascorso che nella splendida Ragusa pare essersi fermato per sempre!
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